In un’epoca di “ricette per la felicità” in cui tutti pare facciano a gara nel mostrare quanto siano grati alla vita per i doni ricevuti, in cui bisogna essere fautori della propria esistenza, in cui tutto dipende semplicemente da noi e dalla nostra predisposizione a connetterci con l’energia vibrazionale dell’universo, c’è chi magari resta un po’ perplesso. La sensazione è che siamo talmente impegnati a cercare di diventare quello che il mondo vorrebbe che fossimo che abbiamo dimenticato quello che siamo. E allora c’è chi, in mezzo a tutta questa patinata gratitudine, resta in bilico e magari decide di praticare una genuina ingratitudine, giusto per fare un bagno nella realtà, per guardare con ironia, leggerezza e misericordia la splendida fallibilità di tutti gli esseri umani, perché sbagliano anche i migliori, e quando capita ne siamo felici.